Titolo internazionale | Fire at Sea |
Anno | 2016 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia, Francia |
Durata | 107 minuti |
Regia di | Gianfranco Rosi |
Attori | Samuele Pucillo, Mattias Cucina, Samuele Caruana, Pietro Bartolo, Giuseppe Fragapane Maria Signorello, Francesco Paterna, Francesco Mannino, Maria Costa, Frank Mannino. |
Uscita | giovedì 18 febbraio 2016 |
Tag | Da vedere 2016 |
Distribuzione | 01 Distribution, Cinecittà Luce |
MYmonetro | 3,42 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 12 febbraio 2020
Attraverso la Storia del dodicenne Samuele, Gianfranco Rosi racconta l'isola di Lampedusa e la tragedia delle migrazioni. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, 4 candidature a David di Donatello, Il film è stato premiato al Festival di Berlino, 3 candidature e vinto un premio ai European Film Awards, 1 candidatura a Cesar, 3 candidature e vinto un premio ai London Critics, In Italia al Box Office Fuocoammare ha incassato 990 mila euro .
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Gianfranco Rosi racconta Lampedusa attraverso la storia di Samuele, un ragazzino che va a scuola, ama tirare sassi con la fionda che si è costruito e andare a caccia di uccelli. Preferisce giocare sulla terraferma anche se tutto, attorno a lui, parla di mare e di quelle migliaia di donne, uomini e bambini che quel mare, negli ultimi vent'anni, hanno cercato di attraversarlo alla ricerca di una vita degna di questo nome trovandovi spesso, troppo spesso, la morte.
Per comprendere appieno un film di Gianfranco Rosi è prioritariamente indispensabile liberarsi da una sovrastruttura mentale alla quale molti hanno finito con l'aderire passivamente e in modo quasi inconscio ed indolore. Si tratta del format dell'inchiesta giornalistico-televisiva che si concretizza in immagini scioccanti, in interviste più o meno interessanti finalizzate a un impianto (in particolare sulla tematica delle migrazioni) ideologicamente preconfezionato. O si è pro o si è contro la presa in carico del fenomeno e su questa base si costruisce la narrazione.
Rosi, come il Salgado che abbiamo potuto conoscere grazie a Il sale della terra diretto da Wim Wenders, si allontana in maniera netta da quanto descritto sopra a partire dalla scelta, fondamentale, di aborrire il cosiddetto documentario 'mordi e e fuggi' che vede la troupe giungere sul luogo, pretendere di capire in fretta o comunque di mettere in ordine i propri pregiudizi e ripartire quando pensa di 'avere abbastanza materiale'. Il regista è rimasto per un anno a Lampedusa entrando così realmente nei ritmi di un microcosmo a cui voleva rendere una testimonianza assolutamente onesta.
Samuele è un ragazzino con l'apparente sicurezza e con le paure e il bisogno di capire e conoscere tipici di ogni preadolescente. Con lui e con la sua famiglia entriamo nella quotidianità delle vite di chi abita un luogo che è, per comoda definizione, costantemente in emergenza. Grazie a lui e al suo 'occhio pigro', che ha bisogno di rieducazione per prendere a vedere sfruttando tutte le sue potenzialità, ci viene ricordato di quante poche diottrie sia dotato lo sguardo di un'Europa incapace di rivolgersi al fenomeno della migrazione se non con l'ottica di un Fagin dickensiano che apre o chiude le frontiere secondo il proprio tornaconto. Samuele non incontra mai i migranti. A farlo è invece il dottor Bartolo, unico medico di Lampedusa costretto dalla propria professione a consatatare i decessi ma capace di non trasformare tutto ciò, da decine d'anni, in una macabra routine, conservando intatto il senso di un'incancellabile partecipazione. Rosi non cerca mai il colpo basso, neppure quando ci mostra situazioni al limite. La sua camera inquadra vita e morte senza alcun compiacimento estetizzante ma con la consapevolezza che, come ricordava Thomas Merton, nessun uomo è un'isola e nessuna Isola, oggi, è come Lampedusa.
Dopo Sacro GRA (vincitore del Leone D'Oro all'ultima Mostra del Cinema di Venezia), il nuovo film diretto da Gianfranco Rosi. Si tratta di una co-produzione italofrancese che vedrà come protagonisti gli "emarginati al contrario". Le riprese si terranno a Lampedusa.
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Il film di Rosi è uno dei peggiori documenti su Lampedusa degli ultimi anni. E questo a discapito della fotografia (stupenda), di attori molto bravi e di una regia – alla Rosi – affascinante nel suo genere. Il risultato è terribile, nonostante la critica lo stia incoronando, semplicemente perché il film non racconta Lampedusa.
Giustamente Gianfranco Rosi ha deciso di dedicare ampio spazio alla narrazione della comunità di Lampedusa, ma lo ha fatto senza traccia alcuna di retorica, bensì con un raro equilibrio fra distacco documentaristico e umana partecipazione, privilegiando il punto di vista di un bambino, seguendone la vita quotidiana di giochi e di scuola, di piccole ansie e apprendistato alla vita; [...] Vai alla recensione »
Prima di andare a vedere questo film pensavo che non valesse la pena di rovinarmi una domenica pomeriggio rinnovando le immagini drammatiche di barconi e morti tante volte viste mei TG e che quel film aveva vinto l'orso d'oro a Berlino per lavare la coscienza dei tedeschi che ci hanno lasciato da soli davanti a questa tragedia. A film visto lo penso ancora ma mi rimangono sopratutto [...] Vai alla recensione »
“Fuocoammare” è al contempo una canzone antica, un ricordo di guerra e da ultimo, un film di Gianfranco Rosi, premiato con l’Orso d’argento all’ultimo festival del cinema di Berlino. In realtà sono due film in uno, tutti ambientati nell’isola di Lampedusa, più vicina all’Africa che alla Sicilia: da una parte la storia del piccolo [...] Vai alla recensione »
La mia sensazione è che chi ha apprezzato il film abbia confuso l'emozione per la tragedia umana dei migranti con il pregio della pellicola. Le immagini degli approdi drammatici di uomini, donne e bambini sono ovviamente "un pugno nello stomaco" per qualsiasi persona sensibile, come ha commentato una mia amica. Vero. Ma sono le stesse immagini che trasmette un telegiornale o che trovate su media indipendent [...] Vai alla recensione »
Questo film abbastanza noioso, (malgrado alcune scene) mi pare cinico e manipolatore. Cinico perché il solo scopo del film sembra essere quello di filmare l'incongruenza tra la vita tranquilla di alcuni isolani e la tragedia dei migranti. Tutto cio' è filmato con lo stesso impassibile atteggiamento di un film sulla giungla : da una parte i leoni che sbranano delle povere gazelle, e dall'altra degli [...] Vai alla recensione »
In Fuocoammare le immagini di salvataggi di immigrati in sequenza continua, che dovevano essere, suppongo, il reale focus documentaristico, avrebbero alla lunga saturato la retina dello spettatore. Accade allora che il sagace film-maker Rosi con passo di scrittura filmica piuttosto scontata incardini le scene degli sbarchi e dei salvataggi solo come climax periodici, ad intervalli, alternandole ad [...] Vai alla recensione »
Due umanità diversamente abbandonate, quella dei migranti e quella degli isolani, mostrate senza un confronto vero e proprio o un punto d'incontro, se non nell'emblematico ruolo di un medico restituito però marginalmente e nella disgraziata contiguità geografica, data talmente per appurata da non risultare mai. Da una parte seguiamo un empatico frammento del racconto di formazione di un bambino, un [...] Vai alla recensione »
Non è un documentario, non è un film, non parla del dramma dell'emigrazione, non parla di Lampedusa, allora cos'è e di cosa parla questo celebrato film che ha conquistato l'orso d'oro di Berlino? Parla di un isola, di un bambino simpatico, di un dottore in prima linea, di tanti disperati, di un ritmo di vita diverso. Le immagini sono molto belle, quelle in mare ancora di più, la scelta di non utilizzare [...] Vai alla recensione »
Film-documentario di Gianfranco Rosi e vincitore del Leone d' Oro al contemporaneo Festival del Cinema di Berlino, "Fuocoammare" racconta la quotidianità dell'isola di Lampedusa vissuta sia dalla parte di un ragazzino dodicenne isolano sia da quella delle povere popolazioni africane che qui sperano di approdare e trovare una vita migliore.
Confesso che la prima impressione non era stata buona; il film non mi era piaciuto un granchè. Poi, pian piano, nel corso dei mesi mi accorgevo che continuavo a pensarci e più ci pensavo più lo rivalutavo positivamente. Certi film hanno il pregio di raccontare storie che devono essere sempre raccontate, perche parlano a noi e di noi.
Fa sempre piacere vedere un film italiano candidato agli Oscar. Fuocoammare, come in Sacro Gra, si mantiene fuori da una catalogazione ben precisa, definirlo documentario è eccessivo, definirlo film è riduttivo, rimane sospeso in un limbo che lascia un pò perplessi. Perchè se sei a Lampedusa e vuoi parlare della tragedia umana dei migranti il modo in cui lo fa Rosi è [...] Vai alla recensione »
Il significato da dare al Tempo e' il vero protagonista di questo documentario di Gianfranco Rosi. Un Tempo che in mare passa troppo in fretta per cercare di salvare i migranti disperati, basta un attimo in piu' che passa' per riempire d'acqua i polmoni e spezzare una vita. Un Tempo eternamente lento sulla terraferma, un tempo fatto di abitudini e di noia, tra letti [...] Vai alla recensione »
Il titolo completo del film, a mio avviso, dovrebbe essere: “Fuocoammare, ovvero come si cresce a Lampedusa nonostante i migranti”. Rosi per girare il film ha vissuto un anno sull’isola, ha esaminato bene i problemi e ha conosciuto a fondo le persone del luogo. Il film, infatti, presenta due storie, o meglio due situazioni, che scorrono parallelamente nell’isola senza incontrars [...] Vai alla recensione »
Samuele ha 12 anni e vive a Lampedusa, isola di 20 km quadrati a 20 miglia dalle coste africane e a 120 miglia dalle coste italiane. Esperto fabbricatore di fionde colpisce le pale di fichidindia sagomate a rudimentali visi verdi. Non è semplice la sua vita: ha un occhio “pigro” che non vuole vedere e lo deve allenare bloccando l’altro; in barca soffre il mare e deve camminare [...] Vai alla recensione »
I documentari di Gianfranco Rosi vincono i migliori Festival del Cinema internazionale. Vincono non nella Sezione Documentari, ma quali Miglior Film in assoluto di tutta la rassegna. Sacro Gra vince il Leone d’Oro a Venezia nel 2013. Ora Fuocoammare vince l’Orso d’Oro a Berlino 2016. Ho conosciuto Rosi nel 2012 al Salina Doc Festival, nel corso del quale è stato proiettato [...] Vai alla recensione »
Attraverso una serie di storie, Rosi ci racconta la drammatica situazione che si vive sull'isola di Lampedusa. Rosi realizza un buon documentario. Inutile dire che le parti più forti sono quelle che raccontano dei drammatici e quotidiani salvataggi in mare aperto oppure le scene subacquee dove vediamo i relitti di queste bagnarole stipate di centinaia di persone disperate che scappano dalla [...] Vai alla recensione »
Quando un regista di cinema d'autore, come Luchino Visconti, volle affrontare una realtà da raccontare come lo sfruttamento dei pescatori siciliani di Acitrezza, allora scelse il documentario come linguaggio filmico, con tutte le caratteristiche dello stile neorealista. Volti di attori non professionisti, recitazione diretta, dialetto come lingua originale,poche concessioni [...] Vai alla recensione »
Gianfranco Rosi vince ancora . Dopo il leone d’oro a Venezia con Sacro Gra si ripete a Berlino con l’orso d’oro . Film documentario che scuote ; qual argomento se non quello dell’immigrazione in questo tempo per valicare il muro tedesco e portare alla luce immagini e reportage di ciò che accade di continuo ai fianchi europei . Scorrono immagini dure (corpi morti ammucchiati come spazzatura nella [...] Vai alla recensione »
Fuocammare” è un brano musicale lampedusano che rimanda ai bombardamenti inglesi della Seconda Guerra Mondiale, quando fu affondata la nave militare “La Maddalena”. A causa del grande incendio, di notte, il mare si tinse di rosso e gli isolani gridarono ““chi focu a mmari ca ce stasira!" Come allora, così oggi il mare si tinge di rosso: è il [...] Vai alla recensione »
Parlare di documentario è troppo riduttivo per un film che coinvolge in tutto e per tutto e che mette lo spettatore di fronte ad una realtà sin troppo reale e sin troppo vicina. Tutto contribuisce a suscitare l'empatia di chi guarda, una fotografia mozzafiato, un linguaggio intriso di quotidianità e semplicità e le interpretazioni dei protagonisti testimoni inconsapevoli [...] Vai alla recensione »
Fuocoammare: quando un film fotografa la realtà senza mischiarla con opinioni. Questo fà Gianfranco Rosi, se ne stà a lungo nei posti che vuole “raccontare” e le immagini sommuovono più di mille parole. Eccoci servita un’altra testimonianza, da Lampedusa: la cinepresa pare essere collocata in un angolo discreto, asettica e neutrale, e lascia parlare gli avvenimenti, nessun rumore oltre quelli della [...] Vai alla recensione »
Chiamatelo come volete, film,documentario,ma una cosa è certa Rosi riesce ad entrare nella coscienza di tutti per tutti intendo dire L 'Europa,non si vince al festival di Berlino senza portare una tematica di attualità così profonda,senza commozioni perché significherebbe in questo caso pietà,ma dando una visuale di vita solo per chi crede nella vita riscoprendo quei valori umanitari perché un popolo [...] Vai alla recensione »
Non so cosa mi aspettassi realmente, quando sono entrato nella sala cinema-tografica per assistere alla visione di 'Fuocoammare', di Francesco Rosi, Leone d'oro alla mostra di Berlino 2016; ero in quello stato d'animo un po' distratto, noncurante, che, talvolta, contraddistingue qualche momento della nostra vita. Le immagini hanno cominciato a scorrere sullo schermo, iniziando da un prologo, se è possibile [...] Vai alla recensione »
Con frasi slacciate che si accostano al nostro occhio. Così scava nelle nostre pupille Fuocoammare di Gianfranco Rosi, affinché ci sforziamo di correggere la nostra vista e collegarle tutte in un solo discorso. Sono frasi terragne e nodose come gli alberi di ulivo attorno ai quali conosciamo il piccolo Samuele impegnato nel giocare con la fionda.
un’opera complessa che rifiuta chiavi di lettura immediate già dal suo non essere documentario ma neppure finzione: la parte narrativa che illustra la vita di ogni giorno degli abitanti di Lampedusa viene utilizzata per mettere in risalto gli orrori che avvengono davanti alla loro (e alla nostra) porta di casa senza inutili pietismi o commozioni a comando, sebbene non manchino i passaggi [...] Vai alla recensione »
Samuele sulla barca del padre, vomita. Il padre gli consiglia di frequentare più spesso la passerella dove sono attraccate le barche, per “farsi lo stomaco”, per abituarsi alle onde. Il mare è severo con le sue leggi. E se le leggi non vengono rispettate, produce vittime. I profughi che arrivano sui barconi, dopo molti giorni di viaggio, spesso muoiono a causa del caldo e [...] Vai alla recensione »
Il documentario di Rosi ha un forte impatto sulla coscienza dello spettatore perché riesce a trasmettere tutto il dolore dei migranti. Il regista non lascia indietro nessuna immagine di quello che ha girato in oltre un anno a Lampedusa e neanche le immagini di morte e dolore vengono tagliate dando così un effetto da documento storico. Leggendo un'intervista a Rosi questo riferisce che il comandante [...] Vai alla recensione »
Orso d'oro a Berlino, tanto per lavarsi un po' la coscienza dalla colpevole miopia dimostrata dall'Europa negli anni recenti, di cui è felicissima metafora "l'occhio debole" di Samuele Pucillo, il giovane lampedusano protagonista di "Fuocoammare". Un anno di vita in Lampedusa per raccogliere il materiale filmico -poi mirabilmente [...] Vai alla recensione »
A Lampedusa c’è un giovane ragazzo, Samuele, che vive la sua vita a stretto contatto con la natura e le tradizioni locali, come del resto molte delle persone intorno a lui. In un'altra parte dell’isola ci sono tanti uomini costantemente impegnati nel salvataggio dei migranti che dai barconi lanciano sos: una battaglia drammatica contro il tempo che ha successo solo in parte. Vai alla recensione »
Forse dopo aver visto questo film, incontrando qualcuno dei tanti nostri fratelli dal colore della pelle diversa nelle nostre città si penserà che siano dei miracolati o dei frutti della selezione naturale, pensando a quello che hanno passato per essere sopravvissuti. Non è un docu-film che ci rischiara la vista, ci ripulisce o che ci serve da politically [...] Vai alla recensione »
L'opinione è sull'opera e non sul problema. Non è un documentario perchè non informa a sufficienza, non è un film perchè non ha ritmo , non coinvolge, non converte gli indifferenti .E' un collage di filmati drammatici tenuti assieme dalla storia di un bambino e qualche intervista. Immagini viste e riviste nei telegiornali o in rete.
All'inizio ci viene comunicato che Lampedusa è più vicina all'Africa che alla Sicilia, ma dopo non si vedono altro che nuvole, pioggia e tuoni, come se fossimo a Nord delle Gran Bretagna. Ma a Lampedusa non c'è mai il sole? E poi, è un'isola completamente deserta? Non si sono mai visti altri abitanti tranne quei pochi inseriti nel film.
PENSATE CHE IO L'HO VISTO PROPRIO IERI AL CINEMA NEL PRIMO POMERIGGIO E POI LA SERA HO SCOPERTO CHE HA VINTO L'ORSO D'ORO A BERLINO DUNQUE INCOMINCIAMO CON LA MIA RECENSIONE: UN FILM CHE SI LASCIA VEDERE MA NON E' PROPRIO UN CAPOLAVORO MI SAREI ASPETTATO MOLTISSIMO DA QUESTO FILM. LA SCELTA ERA O RIVEDERE THE DANISH GIRL O PURE GUAQRDARE QUESTO FILM ED IO INIZLMENTE PIU' PROPENZIO [...] Vai alla recensione »
Una catena di tragici eventi, a cui assistiamo quotidianamente, un vero e proprio sterminio di vite umane che potrebbero essere salvate. In primo piano non ci sono solo gli sbarchi e gli annegamenti di persone ma le persone che stanno dietro le quinte, di cui nessuno parla e che fanno con i loro pochissimi mezzi di tutto per rispondere con gesti solidali e con una grande e generosa empatia, le conseguenze [...] Vai alla recensione »
Non ho mai letto l'organo di stampa Mediaset. Quindi non conosco il critico che si occupa di cinema ne "Il Giornale". Ho letto invece la recensione di "Fuocoammare" di Massimo Bertarelli: è un esempio di avversione verso il linguaggio cinematografico. che Gianfranco Rosi conosce bene.
Le scene della quotidianità del ragazzino raggiungono un grado di verità rara. E la stessa verità viene raggiunta dalla descrizione della tragedia che si vuole rappresentare. Non un’intervista, non un’opinione, non un commento fuori campo, niente politici, niente di niente. A chi vuole capire basti il proprio sguardo.
Parte bene, l’attesa,la bellezza del mare e della costa che striderà con la tragedia imminente, poi… basta… il mare cos’è, la storia del ragazzino stufa, i disperati come pesci liberati dalla rete e le scene? Beh bastava accorciarle di un terzo e si arrivava ad una durata giusta, giusta per non finire ad addormentarsi. Sacro gra e questo , A Gianfra’, fermati con ‘sto tipo di film.
lo metto nella top ten dei film più noiosi degli ultimi quarant'anni. non c'è regia, un filo logico, una connessione fra le varie storie, dopo venti minuti che lo guardi l'unico sentimento che ti viene, è la speranza che finisca presto o che si guasti il proiettore. Eppure gli argomenti c'erano, i soggetti anche, e allora cos'è successo?
Da vedere e diffondere. E' importante che un film così rappresenterà l'Italia agli Oscar.
“Fuocoammare” è un film documentario sull’isola di Lampedusa. La regia è di Gianfranco Rosi. Un documentarista deve conoscere le persone, relazionarsi con loro, mettere in gioco se stesso; deve trovarsi al posto giusto nel momento giusto; deve saper catturare la ricchezza di un istante irripetibile. Io credo che Rosi sia riuscito a fare tutto questo.
Un buon prodotto italiano sull'estrema realtà italiana. Vita - e morte - alle estreme condizioni affiancata ad una realtà isolana quasi ferma nella sua monotonia, documentario efficace empatico, ma non strappalacrime, e piccola commedia della vita quotidiana di un'isola ai confini tra il territorio italiano e quello africano. Grande fotografo e bravo regista.
Continua la dialettica su Fuocoammare, il documentario di Gianfranco Rosi, che è stato scelto a rappresentare l'Italia nella selezione per l'Oscar. Non tutti hanno apprezzato. Una premessa: Rosi è un ottimo documentarista. Fuocoammare racconta la vicenda di Lampedusa attraverso gli occhi di un ragazzino che nonostante tutto riesce a vivere da ragazzino. "Tutto" significa i migranti di passaggio laggiù che, dopo aver attraversato il mare, con tanti morti, cercano di raggiungere terre promesse. Una menzione per Pietro Bartolo, il medico che visita tutti e che conosce tutte le storie.
Documentario di grande qualità. Documentario, appunto. Nel 2013 Rosi ha vinto il Leone d'oro a Venezia con Sacro GRA, altro documentario che racconta una varia umanità che vive sul raccordo anulare di Roma. Anche il "GRA" possiede qualità. Quest'anno il regista si è aggiudicato l'Orso d'oro (Berlino) per Fuocoammare.
Sono due fra i più prestigiosi premi del panorama internazionale. Significa che entri nel cartello dei maestri di cinema. Rosi ne fa parte senza aver mai firmato un film "vero". Diciamo che è stato favorito dalle circostanze. Lo è stato troppo. La mostra di Venezia viveva un imbarazzo ormai pesante, rispetto al cinema italiano. Non vincevamo un Leone d'oro dal 1998, con Così ridevano di Gianni Amelio. In assenza di film, veri, all'altezza, si pensò di aggirare regole, identità e filosofia, del cinema premiando un documentario, certo di qualità, come ho detto.
Le chiavi di lettura di Fuocoammare, di Gianfranco Rosi, Orso d'oro alla Berlinale, possono essere infinite. Lampedusa e i migranti, figuriamoci. Sono più o meno vent'anni che vediamo e ascoltiamo: giornali, televisione, maggioranza e opposizione, ideologia, "socialmente-umanamente-politicamente corretto". E ogni tipo di approfondimento. Mediando fra l'eccesso di informazione e la faziosità delle parti, magari siamo anche riusciti a farci un'idea generale, se non proprio esatta. Tuttavia il dato è semplice: c'è un'isola dove sono passate centinaia di migliaia di vite, mentre alcune migliaia di corpi giacciono sul fondo di quelle poche miglia di mare fra Africa e Italia.
E c'è la vita, povera, dettata dal mare, di chi vive là, e assiste a quel passaggio abnorme e a quel tragico, si direbbe "biblico", movimento della Storia.
A Lampedusa, tutto ciò che ho scritto sopra non conta più. Non conta la politica, la parte che sostiene i migranti e quella che non li vorrebbe. Non conta ciò che succederà dopo, dove finiranno i singoli. Se si trascineranno per anni nella struttura di un paesino disponendo di una branda, di un fornello e di qualche euro giornaliero. Se cercheranno di raggiungere la Scandinavia o l'Inghilterra. Se qualcuno finirà nelle spire di qualche mafia. Se altri riusciranno, come si dice, a integrarsi. Se altri porteranno via la casa o il lavoro a un italiano. Conta il momento in cui vengono salvati. Poi si passerà la mano. Ma a Lampedusa la mano si ferma. E vale il comandamento solidale cristiano. Semplice. Parallele sono le vicende di un preadolescente, un medico, una famiglia autoctona. Il ragazzino - De Sica sarebbe impazzito per lui - gioca con la fionda, cerca i nidi fra gli arbusti di notte, va in mare col padre, mangia la pastasciutta, va a scuola, gli viene diagnosticato un "occhio pigro", dovrà curarsi per guarirlo: è la metafora della collettività europea, e oltre, che non vuole "vedere" il problema e la tragedia. C'è anche un eroe vero, il medico di Lampedusa. Ne ha viste di tutti i colori e continua a mantenere intatti dedizione e umanità. Tutto questo viene raccontato in silenzio, nuda verità, nessuna indicazione, nessuna chiacchiera. Niente piccolo schermo. È il grande valore del documentario.
Venti km quadrati, settanta miglia dall'Africa e centoventi dall'Europa, in 20 anni ha visto sbarcare 400 mila migranti di cui 15 mila hanno perso la vita in mare. Il film fornisce questi dati sul conto di Lampedusa. Il regista che ha vinto il Leone d'oro con un documentario (Sacro GRA) si è trasferito per un anno nell'isola e vi ha condiviso l'alternarsi delle stagioni, lungo inverno incluso.
Il titolo, Fuocoammare, è espressione lampedusana: durante l'ultima guerra, i pescatori non uscivano di notte, spauriti dalla presenza delle navi che, transitando, lanciavano razzi tingendo il mare di rosso. È così che, simbolicamente, Gianfranco Rosi, documentarista noto anche per aver vinto il Leone d'oro a Venezia con Sacro Gra (2013), tocca le sponde di Lampedusa.
Fuocoammare, titolo italiano in gara per l'Orso d'oro a Berlino, ha la qualità di essere diverso da quello che ci si può aspettare. Usuale approdo di migliaia di profughi africani e mediorientali in fuga dalla miseria e dalle guerre, Lampedusa è stata spesso al centro delle cronache dei Tg e ci pare di conoscerne la realtà. Ma il documentarista Gianfranco Rosi ne mostra un aspetto che i media con il [...] Vai alla recensione »
Non è proprio un documentario, ma annoia come se lo fosse. Gianfranco Rosi è recidivo: dopo il mal d'auto (Sacro GRA attorno al grande Raccordo Anulare di Roma, incredihile Leone d'oro veneziano), ecco il mal di mare di Lampedusa. Il dodicenne Samuele tira con la finda sui fichi d'india; la zia Maria fa il sugo; il dj Pippo trasmette musica e le suppliche degli isolani; il medico Pietro assiste con [...] Vai alla recensione »